TENNIS

Tennis, Boris Becker spiega il segreto di Djokovic: "Sa trasformarsi"

Il più giovane vincitore a Wimbledon ha allenato il serbo in sei Slam vittoriosi: "E' una macchina da tennis che ti prosciuga, la determinazione lo porta sempre a migliorare".

Getty Images

Ha contributo, da allenatore per un triennio, alle fortune negli Slam di Novak Djokovic Boris Becker, con il quale il tennista serbo alzò per la prima volta il trofeo al Roland Garros (e altri cinque).

Ora l'ex campione tedesco fa il commentatore: "La finale è stata un capolavoro, difficile trovare le parole per descrivere l'impresa di un giocatore che ha vinto 24 Slam tra il 2007 e il 2023; non è umano essere così in forma, affamato e ispirato a 36 anni. Non amo fare paragoni tra le epoche, ci sono stati Laver, Borg e McEnroe, Edberg, Lendl e io, Agassi e Sampras, quando Pete conquistò il 14o Major fu uno choc, sembrava un traguardo inarrivabile, ma sono arrivati tre fenomeni come Federer, Nadal e Nole: la differenza di Djokokvic è la fiducia che diventa certezza, una settimana prima della finale aveva deciso di stampare le magliette con il 24 in onore di Kobe. Sono personaggi unici, non puoi imparare ad essere come loro: nasci così. I grandi parlano la stessa lingua: Nole si consigliava con Kobe perché aveva vissuto esperienze similari".

Imporsi in uno Slam (lui ne ha vinti sei) esige l'impegno massimo, racconta a 'La Gazzetta dello Sport': "La maggioranza dei tennisti si siede dopo avere vinto uno Slam, è un obiettivo enorme e appagante; il sogno è finito e fai fatica di pensare che potrai ripeterti. Devi essere concentrato e fisicamente a posto, reggere due settimane un ritmo alto e affrontare rivali determinati: serve mettere da parte lo stress, l'umore, il privato. La migliore dote di Nole è la trasformazione: è un ribattitore da fondocampo e per battere Medvedev è sceso a rete, ha fatto il serve and volley; adatta il piano di gioco alle necessità della partita, ha il piano B, il piano C, il piano D, insomma l'intero alfabeto. Inoltre non si accontenta: invece di festeggiare le vittorie, voleva capire dove potesse fare meglio".

C'è una persona diversa da quella che scende in campo, però: "E' una macchina da tennis, ti prosciuga; i collaboratori devono avere la medesima sua dedizione, ma al di là del giocatore c'è una persona buona, che fa del bene attraverso la sua fondazione e per la Serbia è un eroe".

 

 

 

Informativa ai sensi della Direttiva 2009/136/CE: questo sito utilizza solo cookie tecnici necessari alla navigazione da parte dell'utente in assenza dei quali il sito non potrebbe funzionare correttamente.