Andrea De Rossi, terza linea che ha disputato due Mondiali in Azzurro il secondo da Capitano nel 2003: "Il rugby di adesso è molto strutturato, servono almeno 15-16 fasi per scardinare le difese e allora sono fondamentali disciplina assoluta e doti individuali; la Scozia ha queste qualità, sarà la vera mina vagante, un grande vantaggio sarà il gioco al piede. Irlanda e Sudafrica devono stare attenti agli scozzesi, un'altra sorpresa potrebbero essere le Fiji, o Samoa. Sono in crisi Australia, Galles e soprattutto Inghilterra, hanno potenziale, ma poca voglia di emergere. Non mi aspetto novità di gioco, il gioco al piede e le scelte difensive faranno la differenza: chi calcerà di meno, sarà costretto ad osare di più".
L'Italia non ha l'obbligo di fare un risultato epocale, ma il diritto di proporre gli insegnamenti appresi in un cammino in crescita: "All'inizio Crowley non mi convinceva, ora lo riconfermerei; Quenada non è allenatore di livello internazionale. Capuozzo e Ioane sono due fuoriclasse, in mediana mi aspetto molto da Garbisi; i nuovi equiparati Lamb, Odogwu e Page-Relo non han ancora dimostrato granchè. L'Italia ha di fronte una missione impossibile, deve pensare prima alle due gare iniziali e poi a fare l'impresa, l'ìimportante è esprimere il nostro gioco e guadagnarsi un pizzico di buona sorte. La Francia è la favorita, gioca in casa e ha una squadra forte, nonostante qualche assenza; al suo fianco in Pole Position una Nuova Zelanda altalenante, un'Irlanda che meriterebbe il titolo come premio per la filiera e il sistema di franchigie, e il Sudafrica detentore".
Se il sipario si alza con Nuova Zelanda-Francia, il primo passo dell'Italia ha un nome, Namibia.