L'ex ciclista, vincitore della Parigi-Roubaix, racconta anche il 2021, l'anno in cui svoltò “soprattutto di testa”
Sonny Colbrelli ha dovuto lasciare il ciclismo a causa di un arresto cardiaco, forse proprio quando era all'apice della sua carriera, con la prestigiosa vittoria nel 2021 della Parigi-Roubaix, ultimo italiano ad aggiudicarsi una Classica Monumento. Oggi Colbrelli porta la sua esperienza ai ciclisti più giovani e si sente molto fortunato a essere ancora vivo.
“Al momento collaboro con il mio ex team, la Bahrain-Victorious, e a fine mese andrò a fare il corso per direttore sportivo. È una cosa in più. Ho già provato in alcune corse, non mi dispiace. Cerco di dare la mia esperienza soprattutto in Belgio a disposizione dei giovani atleti”.
Il 2021 è stato il suo anno, come spiega molto bene: “Ho lavorato negli ultimi anni con la mia mental coach Paola Pagani, che mi è servita tantissimo per ritrovare la retta via. Quando si è professionisti non basta solamente il fisico, ci vuole anche la testa. La corsa che mi ha fatto capire molto è stato il campionato italiano di Imola: ho fatto una cosa che non ho mai fatto, ho anticipato gli scalatori su un percorso molto duro. Da lì c’è stata una scia di vittorie importanti, soprattutto di testa, anche la Parigi-Roubaix, ma un’altra che ho corso molto di testa è stato il Campionato europeo con Remco Evenepoel”.
A un suo collega, Nathan van Hooydonck, è successa una cosa simile alla sua: arresto cardiaco mentre era in macchina con la moglie: “È stato molto fortunato. Per queste cose bisogna sempre pensare positivo, che siamo fortunati a essere ancora qua, come ho sempre detto nelle mie interviste. Gli ho scritto un messaggio, non è stato facile per lui, prendere la decisione di fermarsi nel ciclismo. Questo dolore si potrà trasformare in gioia per la nascita di suo figlio”.