CALCIO

Marocco, i segreti di Regragui

Il CT dei Leoni dell'Atlante si racconta: "Brahim Diaz ha le porte aperte, ma si sente spagnolo. Guardiola? Ora mi sento un Simeone, ma il numero uno è Ancelotti".

Getty Images

Il CT Regragui racconta i segreti del Mondiale di un Marocco che ha fatto la storia a 'La Gazzetta dello Sport', senza tralasciare qualche puntata sulla sua idea di calcio e le storie dei marocchini d'Italia.

"Al Mondiale non sono stato troppo seguace di Guardiola, come ero ai miei esordi al Fus Rabat: il suo Barcellona e l'Ajax di Cruijff erano i miei miti; dominavano il gioco e davano spettacolo. Mi hanno venduto i giocatori e sono diventato un Simeone: ti devi adattare alle caratteristiche di chi hai a disposizione. Non c'è un solo modo di vincere, di fare calcio: i giovani apprezzano anche lo stile del Cholo. Serve trasmettere emozioni: a volte il City mi esalta, altre mi fa addormentare. Guardiola dopo il Barcellona non ha ancora vinto la Champions, il numero uno è Ancelotti: lo accusano di gestire, ma è la mansione numero uno di un allenatore" spiega il tecnico che alla guida del Wydad ha centrato la Champions africana.

Giocano nella Fiorentina, nel Bari e nella Sampdoria le stelle italiane dei Leoni dell'Atlante: "Amrabat è fortissimo, mi fa piacere che il Mondiale abbia esaltato le sue qualità. Sa fare tutto, è forte atleticamente e ha un grande cuore; ha finalmente capito quali sono le sue capacità. Cheddira non è cresciuto in un nostro centro di formazione, è un profilo fresco, grezzo, alla Totò Schillaci: ha giocato e segnato in una Coppa del Mondo proveniendo dalla Serie B, il suo è un calcio di strada. Non è un giocatore formattato, andasse in Serie A con il Bari migliorerebbe ancora. Sabiri ha grande talento, deve ancora sbocciare: ha tecnica, tiro e forza e ha la fortuna di giocare in Italia, dove il rigore tecnico del campionato aiuta i giocatori a migliorare. La vostra identità tattica è speciale".

L'ipotesi Brahim Diaz è l'occasione di dribblare i temi meramente di pallone: "Ho vissuto in prima persona la doppia nazionalità, se vinci sei marocchino, se perdi sei francese; ai ragazzi chiedo decisione e determinazione, fino a 20 anni sono liberi di scegliere altre Nazionali, poi devono capire che è una scelta per la vita. Brahim Diaz? Ha il mio rispetto, non ha il cuore diviso tra Spagna e Marocco, si sente spagnolo; se vorrà, le porte per lui saranno sempre aperte in Marocco. Ringrazio le mamme dei giocatori, in Russia erano al seguito dei giocatori agenti e ragazze, loro invece regalano tranquillità, non li portano a parlare di calcio, tra l'altro essendo molti Nazionali nati fuori dal Marocco, rappresentano il vero legame con il Paese, è stato il valore aggiunto del Marocco. Le mamma sono una figura cruciale, per l'educazione dei figli e la famiglia stessa".

Informativa ai sensi della Direttiva 2009/136/CE: questo sito utilizza solo cookie tecnici necessari alla navigazione da parte dell'utente in assenza dei quali il sito non potrebbe funzionare correttamente.