Il laboratorio antidoping dell’Acqua Acetosa è a rischio chiusura. Per essere salvato ha tempo tre mesi. La denuncia arriva dal direttore della struttura, Francesco Botrè, tramite la Gazzetta dello Sport.
A essere messa in discussione non è la validità scientifica del laboratorio italiano (considerato uno dei migliori al mondo), ma le sue dimensioni e la sua collocazione all’interno del Centro di preparazione olimpica Giulio Onesti. “Generalmente, solo per la routine servono 100 metri quadri per 1000 campioni. Noi ne facciamo 12mila in 400 metri quadrati più un container - spiega Botrè – Inoltre la Wada ci ha fatto notare che un laboratorio indipendente non può vivere in mezzo agli atleti”.
Come spiega il direttore dell’Antidoping italiano, una nuova sede sarebbe stata anche individuata (3mila metri quadri la sua superficie) e giudicata adeguata anche dal professor Olivier Rabin, direttore scientifico della Wada. Il problema a questo punto sarebbe esclusivamente economico, motivo per il quale “abbiamo incontrato i nostri interlocutori istituzionali” spiega Botrè. “C’è anche un problema di tempi” aggiunge poi, spiegando che il nuovo laboratorio “deve essere pronto un anno prima dei Giochi olimpici di Millano-Cortina 2026”. Entro febbraio 2025 quindi devono essere state trasferite tutte le macchine e collaudate per il rischio di interferenze. Il tutto per circa 600 sostanze. Operazioni che fanno sì che “entro tre mesi dobbiamo entrare nel nuovo laboratorio” sottolinea Botrè. Qualora il nuovo laboratorio non dovesse essere pronto per l’appuntamento olimpico, le analisi antidoping sarebbero eseguite all’estero e, soprattutto, il centro di Roma chiuderebbe per sempre. Un rischio di cui si è a conoscenza dal 2017.